Il Santuario di San Giacomo di Capizzi è la chiesa iacopea più antica dell'Isola. Il culto risale al tempo dei valorosi Normanni che edificarono una piccola chiesa ai margini del folto bosco di Capizzi, come luogo di eremitaggio. Ebbe un notevole incremento nel 1282 con l'arrivo degli aragonesi, i quali diffusero il culto verso il Santo spagnolo. Nel 1427 divenne celebre Santuario, quando il cavaliere Aragonese Sancio De Heredia vi deposita alcune sacre Reliquie tra i quali, la giuntura di un dito di San Giacomo Apostolo. Capizzi, infatti, possiede la Reliquia di San Giacomo più antica della Sicilia. All' interno della chiesa si possono ammirare pregevoli affreschi di Giuseppe Crestadoro della scuola di Vito D'Anna raffiguranti alcuni azioni del Santo. Inoltre il Santuario accoglie all'interno una bellissima statua in marmo della Madonna del Soccorso opera realizzata nel 1517 da Antonello Gagini e un'affascinante statua di Santa Maria Greca o Madonna dell'Itria opera quattrocentesca in terracotta policroma. Gli altri altari sono dedicati rispettivamente a: San Gaetano, San Francesco di Paola, alla tela dell'Assunta opera di Francesco Zappulla, San Biagio, San Michele e al Cristo spirato in Croce opere del pittore capitino Berna, la tela dell'Annunciazione del Pittore palermitano Antonio Manno, la tela del Transito di San Giuseppe di Giovan Battista Quagliata, e altre tre opere del pittore Interguglielmi. La festa, che inizia giorno 16 Luglio con la novena, sembra rispecchiare sia il carattere dell'Apostolo, tanto impetuoso da essere chiamato da Gesù Figlio del tuono, sia l'irruenza degli stessi capitini che in secoli di acceso culto per l'amato e temuto Santo sembrano quasi aver imitato i tratti caratteriali. All'alba del 25 Luglio vi è l'antica tradizione di percorrere a piedi scalzi il lungo tragitto che il Santo il giorno 26, sorretto a spalle dai suoi devoti, compie per le strade della città toccando tutti gli edifici di culto esistenti e non. Per tutto il percorso, i devoti pregano pronunciando certe formule tradizionali, canti e recitando il Santo Rosario. Il giorno 26 Luglio è il giorno più atteso del ciclo festivo e più ricco di azioni devote e di storia. Verso le ore 16 il Santo viene trasferito, con suono di campane e applausi, dalla vara in oro zecchino dell'altare principale, alla vara massiccia neoclassica, indiscussa protagonista assieme al Santo della processione dei Miracoli. Verso le 18 ha inizio la processione del Santo, che è accolta dal lancio di carte multicolore, da applausi, assordanti fuochi d'artificio, dal popolo festante che inneggia al Patrono, e dalla Banda Musicale che intona il famoso inno La leggenda del Piave. La vara portata a spalle dai devoti, con andata impetuosa, inizia il suo percorso per le tortuose e strette strade di Capizzi, accompagnata dal popolo festante, che esulta e gioisce allegramente accompagnando il proprio Santo. Tutto questo fino ad arrivare in Piazza Miracoli dove i portatori si lanciano con impeto e con tutto il peso della vara contro un muro di una casa ripetutamente, fino a far cedere il muro stesso e creare un grande buco. Queste percosse con la vara del Santo contro il muro, sono chiamati Miracoli. Non si conosce con precisione quando abbia avuto inizio il rito, ma si sa con certezza che tale azione risale alla notte dei tempi. Alcuni studiosi confermano che al posto della piccola casetta si trovasse la sinagoga frequentata dagli ebrei locali. Altri studiosi invece ipotizzano che questa casa sarebbe stata la casa del cavaliere aragonese Sancio De Heredeia, responsabile del trasferimento nel duomo di Messina di alcune parte delle Reliquie che aveva lui stesso portato a Capizzi. Così senza nessun preavviso, San Giacomo, dopo aver compiuto i suoi Miracoli, ed aver assicurato una buona annata alla sua gente, lascia la Piazza, e continua il suo giro per la città. Infine sempre di corsa, il Santo rientra nel Santuario, condotto da portatori ormai stanchi e svigoriti.
Fonte: da www.fondoambiente.itInserito da Davide Dal Bosco