Le più antiche testimonianze archeologiche ricadenti nel territorio del Comune di Grammichele risalgono nei secoli XI-IX a.C. e si riferiscono alla necropoli di Madonna del Piano-Molino della Badia. Dello stesso periodo, fine età del Bronzo inizi età del Ferro, è la capanna intagliata nella roccia, individuata su uno dei colli di Terravecchia, denominato Poggio dei Pini, dove Paolo Orsi, alla fine dell'Ottocento ipotizzò l'acropoli dell'antica Eketla. Sulle alture di Poggio del Castello e di Poggio del Rullo si trovano i ruderi del borgo medievale menzionato con il nome di Alachilà in un documento del 1282 e con quello di Ucchiulà in un capitolo del 1398. Il terremoto che, l'11 gennaio 1693, distrusse la città , fece circa 1516 vittime (la cifra esatta è alquanto incerta) e pochi furono i superstiti; questi iniziarono immediatamente a cercare dei luoghi sicuri ove rifugiarsi. Alcuni trovarono ospitalità nel convento dei Padri Eremiti del Piano, altri si stanziarono nelle campagne circostanti (Giandritto, Camemi, Fondo Margi). La mancanza dei beni di prima necessità indusse i superstiti a chiedere aiuto a don Carlo Maria Carafa principe di Butera e di Roccella, barone di Occhiolà, che abitava a Mazzarino. Questi, appresa la dolorosa notizia, inviò subito i soccorsi alla povera gente che iniziò subito a nutrire, nei suoi confronti, sentimenti di profonda gratitudine. Successivamente il principe invia un gentiluomo di palazzo, don Giovanni Di Silvestro, con incarico specifico di ricondurre i propri vassalli nel feudo di Gran Michele, territorio sul quale doveva essere costruita la nuova città. Quindi inizia a lavorare al piano della città, sia da solo, sia con aiuto di frà Michele da Ferla, architetto già attivo a Sciacca, il quale inizia subito a tracciare le strade e le chiese su disegno eseguito dal principe stesso, incidendole su una lavagna di ardesia (nella foto a lato), tuttora conservata nel Palazzo Comunale. Compiute queste prime operazioni, viene ordinato di iniziare i lavori per la costruzione della città; il 18 aprile di 1963, poco dopo mezzogiorno, assistito dal Clero e di tutto il popolo, al suono di campane, trombe e tamburi, fattasi la benedizione, viene posta in uno degli angoli del recinto esagonale, dalle mani stesse di don Carlo Maria, la prima pietra, dove era indicato il giorno, il mese, anno e ora di inizio dei lavori. Dopo la partenza del principe, si dà inizio alla occupazione dei lotti scelti dai contadini. Le costruzioni iniziano rapidamente, ma il 28 luglio un incendio distrugge buona parte dei pagliai e delle baracche costruite ai margini della nuova città. Incendio, che si rivelerà provvidenziale per il regolare processo di costruzione di Grammichele, convincerà anche i più titubanti a trasferirsi entro le maglie
Fonte: http://www.comune.grammichele.ct.it/oc/oc_p_elenco.phpInserito da Alfredo Petralia