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Ravanusa

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Gli studiosi fanno risalire la fondazione di Ravanusa al 25 luglio 1086, data nella quale Ruggero D'Altavilla, primo conte di Sicilia, liberò dalla dominazione araba una decina di castelli e fortezze, tra cui Licata, Naro e Remise, toponimo che deriva dall'arabo e che significa "fortezza", nella quale ormai tutti individuano l'odierna Ravanusa, o più precisamente la zona attorno al Monte Saraceno, proprio perché quel monte rappresentava una vera e propria fortezza a dominare la Valle del Salso inferiore, importante arteria fluviale per coloro i quali avessero voluto risalire da Gela fino a Capodarso e ad Himera (Termini Imerese).
Ma le prime tracce di insediamento umano nella zona di Ravanusa risalgono alla preistoria, addirittura al tempo dello stanziamento dei più antichi abitanti della Sicilia: i Sicani.
I Sicani adoravano la dea Ibla ed in suo onore costruivano le città nelle vicinanze dei templi dedicati al di lei culto.
Tucidide ed altri storici hanno individuato almeno tre centri con tali caratteristiche: Ibla maior, l'odierna Paterno, Ibla minor, l'odierna Augusta, ed Ibla minima o Erea o gelese, che ormai tutti identificano con Ravanusa, sia perché si ergeva nei campi geloi, sia per la presenza delle grotte sulle pendici del monte e lungo il fiume Salso originariamente si chiamava "Im-Era", che significa, appunto, "sotto le grotte".
Gli scavi di illustri archeologici hanno permesso di assodare che il monte Saraceno è stato un centro indigeno ellenizzato da Gela alla fine del VII" sec. a.C. e poi trasformato sotto l'influenza di Agrigento nel Vl° secolo in una vera e propria polis, con la sua acropoli, gli edifici sacri, il santuario e la necropoli. Questa città, chiamata Kakyron, avrebbe rivestito un significato strategico e militare importante lungo la frontiera orientale dello stato agrigentino. Infatti, risalendo l'Imera inferiore dalla Piana di Licata, le due colline di Drasi e Muculufa formavano una sorta di restringimento della via di penetrazione fluviale che, più avanti, il monte Saraceno ostruiva e controllava, molto prima dello sbarramento esercitato più a nord dai monti gemelli di Sabucina e Capodarso.
Nei secoli successivi, però della città si perde la memoria. Con ogni probabilità sarà stata distrutta durante le guerre puniche (nella zona fu combattuta nel 262 a. C. la battaglia di Agrigento e nel mare di Licata la battaglia navale di Capo Ecnomo nel 253 a. C). La storia riaccende le sue luci su Ravanusa attorno all'anno mille, al 1086 in particolare, anno nel quale Ruggero d'Altavilla regalò il feudo e casale di Remisse o Reminisse al cugino S. Palmeri, dopo aver fatto costruire un tempio alla Madonna la quale miracolosamente aveva dissetato le sue truppe facendo sgorgare acqua da un fico.
Hibla è il nome che, secondo alcuni studiosi, era dato al territorio di Ravanusa; esso prende origine dal nome di una divinità sicana protettrice della terra. Ravanusa ha una storia di tre millenni, le sue origini risalgono al periodo protostorico come testimoniano le grotte presenti nella zona della Bifora, Grada, Fiumarella e del morire Saraceno. Al monte Saraceno si devono anche i ritrovamenti di monete d'argento e di bronzo, di vasi e statuine che testimoniano una colonizzazione greca che si può datare intorno al VII secolo a.C. Non è mancata a Ravanusa, come in buona parte della Sicilia, la presenza araba che ha inizio nel IX secolo e dura sino al 1086. Gli Arabi sono, in Sicilia, più comunemente chiamati Saraceni, e da essi sembra abbia preso il nome il Monte Saraceno.
Anche lo stesso nome Ravanusa probabilmente deriva dall'arabo "Ravim" che significa fortezza. Nel 1086 i Normanni sconfissero gli Arabi quando Ruggero d'Altavilla conquistò Kerkent, odierna Agrigento.
Una leggenda narrata da Luigi Natoli nei "Vespri Siciliani" è legata al territorio di Ravanusa. Si narra che sul Monte Saraceno ci fosse un castello dei musulmani e che il conte Ruggero lo avesse assediato, ma il suo esercito era assetato per il molto caldo e la carenza d'acqua. Ruggero invocò la Vergine che gli chiese di scavare sotto il fico che si trovava ai piedi del monte. Il re seguì il consiglio e dal fico sgorgò l'acqua. L'esercito disse-raro sconfisse i Saraceni. Vicino al fico Ruggero fece costruire il primo tempio cristiano, dedicato alla Madonna del Fico o della Fonte.
I cristiani superstiti scesero dal Monte e formarono il primo nucleo di un nuovo paese.
I normanni introdussero nei territori conquistati un nuovo ordinamento politico ed economico-sociale: il feudalesimo. Il feudo di Ravanusa venne concesso da Ruggero a Salvatore Palmeri che si era distinto nella lotta contro i Saraceni.
Vicende alterne vedono il succedersi di signorotti su questo feudo finché nel 1449 Giovanni Andrea Crescenzo lo ricevette in dote dalla moglie. Questi ottenne dal re il permesso di elevare il feudo da semplice a nobile e dal 30 dicembre 1472 ha inizio la Baronia di Ravanusa. Quando Ferdinando di Borbone abolì le feudalità in favore dei Comuni i feudatari furono costretti a cedere i loro palazzi. L'ultimo barone Giuseppe Bonanno Branciforte cede per il nuovo municipio di Ravanusa parte del suo palazzo.
Fonte: http://www.anc-ravanusa.it/cenni-storici.htmlInserito da Alfredo Petralia   

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