Siracusa, piccolo centro dell'estremo Sud d'Italia, trovava un proprio ruolo economico e la propria identità culturale nel panorama di una nazione baldanzosamente proiettata verso l'avventura coloniale. La città sale infatti agli onori della cronaca grazie all'iniziativa di un gruppetto di borghesi e di intellettuali guidati dal conte Mario Tommaso Gargallo. La sua idea è quella di far rivivere nel più bello e grande dei teatri greci d'Occidente le opere drammatiche dell'antichità classica. Per questo costituisce un "Comitato per le Rappresentazioni classiche" che, per la primavera del '14, promuove la realizzazione dell'Agamennone di Eschilo. Viene chiamato a dirigere l'iniziativa il grecista e poeta Ettore Romagnoli, che compone anche le musiche, mentre per le scenografie ed i costumi si sceglie un poliedrico artista romano, Duilio Cambellotti. Questa prima serie di rappresentazioni ha un tale successo di pubblico e di critica che apre grandi prospettive economiche alla città e spinge il Comitato a dare un assetto istituzionale più stabile alla propria iniziativa. Dopo la prima guerra mondiale, nel 1925 nasce così ufficialmente l'Istituto del Dramma Antico, che si costituisce in Ente morale e si da uno statuto. Ogni tre anni, fra maggio e luglio, sulle gradinate del teatro greco di Siracusa prendono vita gli antichi drammi, coinvolgendo non solo il pubblico de- gli specialisti ma spettatori di varia origine ed estrazione culturale. Gli antichi versi sono ancora capaci dì rievocare, con un linguaggio attuale, gli eterni temi dell'esistenza umana. Già in questi anni si ha una proficua collaborazione della Scuola d'arte nella realizzazione degli spettacoli. La seconda guerra mondiale causò una nuova interruzione degli spettacoli, che riprendono con ritmo biennale nel 1948. Vengono chiamati registi ed attori di fama' internazionale e sperimentate soluzioni tecniche e di regia a volte d'avanguardia. Ma rimane centrale la peculiarità di una drammaturgia pensata per rappresentazioni all'aperto di testi classici. Nel 1978 l'I.N.D.A. viene riconosciuto come "Ente necessario allo sviluppo sociale, civile, economico e culturale del Paese". Ormai le sue iniziative e le sue attività si moltiplicano. Non solo si allestiscono spettacoli classici nei teatri all'aperto in Italia ed all'estero (Grecia, Spagna, Giappone, America Latina etc.) ma si organizzano congressi internazionali di studi sul dramma antico e se ne pubblicano gli atti nella rivista "Dioniso". Viene anche aperta una scuola professionale per interpreti di teatro antico. Grande successo ha l'iniziativa di creare una giornata delle scuole all'interno del ciclo biennale di rappresentazioni, tanto che si dedica ai giovani un vero e proprio Festival, le cui messe in scena teatrali si svolgono nel teatro greco di Palazzolo Acreide. Una ulteriore maniera questa, di coinvolgere le nuove generazioni nella rivisitazione dei testi classici. Ed ancora una volta troviamo in prima fila gli studenti ed i professori dell'Istituto Statale d'arte e del Liceo classico di Siracusa, cui si affiancano con gran- de entusiasmo scuole di tutta, Italia e d'Europa.
Nasce quindi l'esigenza di dotare l'Istituto di una propria sede siracusana. Si pensa di chiamare il futuro edificio "Casa di Epicarmo" in ricordo del famoso poeta greco siracusano del VI secolo a.C. Dell'antico edificio vengono conservati la bifora del portico interno, la struttura della torretta, la postierla dell'atrio. L'orientamento di queste preesistenze rende l'impianto articolato sulle due direttrici: quella originaria di via Cavour e la nuova di Corso Matteotti. Con una modifica al primitivo disegno, su questa strada si apre una loggetta in cui lo scultore D. Umberto Diano colloca una fontana dalle forme svelte e leggere. L'edificio è pensato in modo funzionale per l'Istituto che ospita: magazzini con sala prove, saletta per musica, sala stampa sono disposti a pianterreno; al primo piano i locali di presidenza e gli uffici, un vasto salone per conferenze, una luminosa biblioteca, ulteriori ambienti di studio nella torretta. Il prospetto su via Cavour, inizialmente recintato a giardino, verrà chiuso successivamente per ricavare una casa per il custode ed un altro magazzino. Leggendo l'insieme architettonico nel suo contesto attuale, si trova una singolare commistione di stili. Il Corso Matteotti, unitariamente pensato come raccordo fra Ortigia e la città di età umbertina, regolarmente disposta attorno al Corso Umberto, taglia il fitto tessuto del quartiere medioevale e barocco. Le sue facciate si dispongono con coerenza e raggiungono una contenuta monumentalità, giocando sulla bicromia dei paramenti in mattone e pietra e degli intonaci. La simmetria e regolarità geometriche che scandiscono le singole facciate dei palazzi, contribuiscono ad un effetto d'insieme unitario. Palazzo Greco presenta invece un profilo mosso, caratterizzato dalla loggetta d'angolo e dalla torretta laterale. L'idea del medioevo riproposta dal progettista, più che riecheggiare i modelli locali ancora ben leggibili nello stratificato tessuto urbano di Ortigia, sembra ispirarsi con decisione a modelli toscaneggiati, con la tripartizione degli ordini di facciata anche in chiave cromatica, con la loggia sulla strada, con la torretta chiaramente staccata, con il tetto aggettante su mensoloni a chiudere la stereometria dell'edificio. Non si abbandona a citazioni in stile, lasciando che archi gotici e bifore siano solo i reperti antichi inglobati nella struttura con discrezione; le finestre rettangolari sono invece geometricamente riquadrate dalla cornice in pietra chiara.
Fonte: http://www.galleriaroma.it/Siracusa/Monumenti/Palazzi%20di%20Ortigia/Palazzo%20Greco.htmInserito da Alfredo Petralia