La chiesa di S. Maria degli Agonizzanti situata in via Roma a Carini, è un classico esempio di "Barocco siciliano". La zona circostanze già nell'ottocento viene chiamata contrada Agonizzanti. Quattro gradini livellano il prospetto alla strada, che viene rimaneggiato nel 1918, come riporta la lapide sulla parete esterna destra, in stile gotico fiorito. Si entra per due piccole porte in legno sormontate da decorazioni geometriche. Nella parte centrale, in alto, una finestra dà luce alla navata , sotto la quale un ancora a stucco simboleggia la "speranza". Entrando si passa attraverso un vestibolo, che con una apertura centrale immette nel vano rettangolare. Sopra questa apertura due angeli reggono un cartiglio con scritto "silentium"; più in alto un riquadro a forma di trifoglio contiene un affresco con una veduta a volo d'uccello e due angeli reggono la scritta "non deficit"(non perdersi d'animo). Lungo le due pareti corre un cornicione su cui sono adagiate quattro aquile, due per lato. Un tempo nella parte bassa , sorretto da mensole in pietra, era situata una panca in legno che correva in entrambi i lati. Al centro delle pareti laterali, due incavi, chiamati teatrini, rappresentano la morte di si San Giuseppe a destra; la Dormitio Virginis a sinistra. Nella parte intermedia della parete troviamo disposti tre affreschi ottagonali per lato, che raffigurano entrando a destra: la Visitazione di S. Elisabetta, la Circoncisione e l'Assunzione, dove in basso troviamo lo stemma araldico dei La Grua, (possibile committenza della chiesa o degli affreschi); a sinistra: la Presentazione della Vergine al tempio, la Nascita di Maria, l' Immacolata Concezione. Ciascuno affresco è incorniciato da una ricca decorazione a stucco( due dei quali hanno in basso dei cartigli con stemmi di committenze), con putti, festoni di fiori, grappoli di frutta e palmizi; motivi ornamentali che ci riportano iconograficamente alla simbologia della morte; come pure i sipari che stanno calando nei teatrini, indicano la caducità della vita. Sopra i due riquadri ottagonali, campeggiano, a stucco, dei cori angelici, che ci fanno quasi percepire "l'armonia celeste".
La volta è sorretta da angeli-telamoni, che sostengono vele e pennacchi, con dentro disposti i quattro Evangelisti con i rispettivi simboli desunti dagli incipit dei santi: san Marco con il leone, san Luca con il toro, san Giovanni con l'aquila, san Matteo con l'angelo. Agli angoli i mezzi busti in stucco di sante Martiri patrone di Palermo (sant' Oliva, sant'Agata, santa Rosalia, santa Ninfa). Le tre finestre per lato, sono sormontate da affreschi raffiguranti (entrando a sinistra): palma, cipresso, limone; a destra: rosa, alloro, ulivo. La tradizione cristiana pone l'immagine di queste piante con quella della Vergine Maria. Gli angeli-telamoni laterali sorreggono quattro vele con affreschi raffiguranti: la Pentecoste, l'Adorazione dei Magi, l'Ascensione e la Natività. L'Annunciazione è posta sopra l'arco del presbiterio. Ai lati sopra l'ingresso due affreschi con l'arcangelo Michele a destra e l'angelo Custode a sinistra. L'affresco centrale della volta, anch'esso incorniciato da stucchi finemente decorati, raffigura l'apoteosi della Vergine che viene incoronata dalla trinità, in una dimensione non terrena, infatti, ai suoi piedi vi è riprodotta la terra vista dallo spazio. Gli affreschi sono da ascrivere al messinese Filippo Tancredi attivo a Carini nella distrutta chiesa della Madonna Liberi Infermi (trasformata oggi in palazzo in Via G. Marconi). È probabile, però che i lavori siano stati ultimati dal pittore di Nicosia, Filippo Randazzo. Tra le due allegorie in stucco con sembianze femminili si trova la tela raffigurante la Madonna degli Agonizzanti con sopra il simbolo mariano. L'interno della struttura è oggi appesantita da una eccessiva doratura delle decorazioni, che un tempo era limitata a semplici particolari.
Inserito da giuseppe randazzo