Sulla base delle più recenti indagini archeologiche (2004-2008) si sono potute identificare alcune fasi cronologiche relative all'occupazione dell'area.
Restano al momento ignoti i periodi precedenti all'occupazione romana, probabilmente per via della demolizione avvenuta in questa fase.
Intorno al I secolo venne edificato un ambiente termale relativamente modesto, caratterizzato da due vani ciclici ad ipocausto con tubuli alle pareti, costituenti vere e proprie saune.
Una seconda fase di III secolo delle Terme conosce una monumentalizzazione che porta alla creazione di un enorme calidario e di un'ampia sala absidata con una vasca marmorea al centro (forse un frigidario). A questa fase risalgono una condotta idrica che attraversava tutta l'area, il prefurnio messo in luce presso via Marino e la gran quantità di vani quadrati (di cui se ne sono contati almeno otto).
La fase di decadenza del complesso termale inizia tra V e VI secolo, quando il calidario viene diviso in più stanze e viene aggiunto un altro ambiente a ovest, pavimentato in opus sectile, di incerta funzione.

In età indefinita sorge sulle terme, senza rispettarne l'impianto, un edificio circolare cupolato, verosimilmente una chiesa o un battistero. Questa nel Medioevo assumerà il titolo de "La Rotunda".
Nella metà del Duecento diventa cappella capitana e nei pressi sorse la residenza di Artale Alagona, noto condottiero.
Una tradizione cinquecentesca vuole che l'edificio fosse in origine un antico luogo di culto pagano che funse da ispirazione al Pantheon di Roma e che fu San Pietro a convertirlo nel 44 al culto di Maria Vergine. Tale mito si mantenne fino ai primi studi del Settecento, quando per primo il Principe di Biscari sospettò trattarsi di ambiente termale, ma solo a seguito degli scavi degli anni '50 si poté chiarificare la natura laica dell'edificio.

Nel Cinquecento sorge anche una cappelletta, Santa Maria La Cava (per via degli ambienti romani sotterrati), ricostruita nel Settecento su disegno di Ittar.

Nel 1943, durante il bombardamento alleato di Catania, le due chiese furono colpite. Santa Maria La Cava crollò del tutto (si salvarono solo il campanile e la parete absidale), mentre La Rotonda fu interessata solo parzialmente. Questa occasione fu colta al balzo da Guido Libertini che, ansioso di "liberare" l'edificio romano, demolì tutto il corredo ecclesiastico tra cui una magnifica tomba gotica i cui resti giaciono sparsi nel cortile del Museo Civico. Durante gli scavi degli anni successivi si smontò anche la via Cava, che separava le due chiese, per mettere in luce il vero complesso termale.

Oggi le due chiese, il complesso termale e le abitazioni settecentesche colpite dal bombardamento, fanno parte del Parco Archeologico Greco-Romano di Catania.

La tradizione racconta che nel 44 Pietro Apostolo giunto a Catania convertì al culto mariano un antico luogo di culto pagano.

"Ciò che la pietà dei Catanesi aveva eretto all'inutile superstiziosa venerazione di tutti gli dei" - recita la scritta in latino che circonda la base della cupola - "questo stesso tolto l'errore della falsa religione negli stessi primordi della nascente fede San Pietro Principe degli Apostoli consacrò nell'anno di grazia 44 a Dio Ottimo Massimo e alla sua genitrice ancora vivente nell'anno II di Claudio Imperatore".

La realtà dei fatti è però diversa.

L'edificio religioso detto La Rotonda è costituito da un ambiente esternamente quadrato che ne ingloba un corpo circolare cupolato. All'interno la cupola è retta da un sistema di archi continuo che connettono l'ambiente circolare agli ambienti disposti a raggiera e usati certamente come cappelle. A nord si apre un ambiente triabsidato circondato da un deambulatorio quadrato.

L'origine dell'edificio non è del tutto chiara: se Libertini infatti sosteneva che esso fosse un ambiente termale di età imperiale, oggi siamo certi che nascesse come edificio ecclesiastico. L'epoca di erezione si potrebbe mettere in relazione con la fase di decadenza delle Terme, intorno al V-VI secolo o forse più tardi. L'epoca di costruzione e il ricordo di un Pantheon potrebbero portare all'identificazione con una chiesa circolare a pianta centrale, che nel V secolo venivano chiamate pantheon.

In epoca normanna viene riadattata la forma per il tipo di culto, con la realizzazione di un'absidiuola rivolta ad oriente e l'apertura di un accesso ad arco acuto sul lato opposto. Più tardi diviene cappella per il capitano d'armi e vi fu sepolta la guardia di Federico. Nel periodo compreso tra XII e XIV secolo le pareti vengono affrescate con immagini sacre bizantineggianti. Si conservano leggibili San Leone, San Nicola e la Madonna in Trono con il Bambino, oltre a numerose tracce relative a cicli ormai perduti.

Nel Cinquecento diventa oggetto di interesse degli studiosi locali e diventa una tappa obbligata per pellegrini mariani e per stranieri in visita nella città. L'importanza dell'edificio non si perse nemmeno dopo il primo riconoscimento di ambienti termali da parte di Ignazio Paternò Castello Principe di Biscari. Viene creato un nuovo ingresso sulla via Cava con un elegante portale di gusto tardo-rinascimentale che fungerà da accesso principale.

Nel Settecento avvengono altre modifiche, soprattutto pittoriche. Il ciclo di affreschi rococò comprendeva sul cappellone nord scene mariane (Natività, Annunciazione e Assunzione di Maria), diversi santi di cui resta il solo Sant'Omobono e nelle vele di appoggio della cupola otto santi: Pietro e Paolo ai lati del cappellone mariano, poi Agata, Lucia ai lati dell'ingresso e i quattro Evangelisti sui lati est ed ovest.

Annesso alla chiesa era un piccolo sagrato, demolito dal bombardamento del 1943 e ricostruito in muratura per avere un ambiente di accoglienza per le visite.

L'edificio, chiuso al culto, divenne oggetto di indagini archeologiche a partire dal 1950 e resa fruibile alle visite negli anni '90 e dopo il 2008.

Apertura mercoledì e domenica, dalle 9,00 alle 13,00.
Gli altri giorni su prenotazione
Ingresso gratuito.

Brochure in italiano su http://issuu.com/parcocatania.

Info: Ente Parco Archeologico Greco-Romano di Catania, via Vittorio Emanuele II, 266
95124 Catania
Telefono 095 7150508 Fax 095 311004
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