Catania è una città d'Arte. Lo è nella sua architettura, lo è nelle sue scuole, lo è nei nomi che qui si sono formati.
La Storia dell'Architettura catanese ha le sue radici nell'Archeologia, ma se delle produzioni più antiche non restano che frammenti ceramici e rari vasi completi, dell'epoca Greca conosciamo essenzialmente produzioni fittili e poco altro.
I resti più notevoli sono soprattutto di età romana, così possiamo citare la presenza di un Teatro, un Anfiteatro e un Odeon quali i maggiori esempi conservati. Quest'ultimo conosce una soluzione innovativa e originale per spezzare la processione di archi dei fornici a fondo chiuso (botteghe?) mediante travi leggermente arcuate che permettono oltre alla funzione estetica anche una misura antisismica.
La produzione vascolare è certa a partire dall'Età del Rame (facies di Diana e di Malpasso), con notevoli esemplari di Età del Bronzo (Castelluccio, Thapsos). La maggiore e migliore qualità di reperti proviene però dalla stipe votiva greca rinvenuta in piazza San Francesco, ancora sotto esame degli studiosi.
L'arte musiva era diffusa soprattutto nella tarda antichità, come testimoniato da notevoli esempi ritrovati in città, come è certo l'uso di stucchi per edifici di un certo pregio (ad esempio nelle Terme Achilleane).
La pittura, dai pochi elementi pervenuti, è perfettamente al passo con il gusto imperante.
La scultura greca è testimoniata soprattutto da reperti fittili e pochi bronzetti, mentre scarsa è la testimonianza dell'uso di pietre dure (la testa di Kouros nel Museo Civico proviene invece da Leontinoi). In età romana il discorso cambia, soprattutto nel medio e nel tardo impero: la città conserva un ricco repertorio di marmi, soprattutto copie di originali greci, ma non mancano composizioni originali e bassorilievi provenienti da edifici di rappresentanza (per esempio, un gruppo scultoreo costituito da un felino che colpisce un ovino, di cui rimane una grossa porzione, o un frammento di colonna istoriata).
In età tardo-antica e bizantina spicca l'edificio religioso a pianta circolare chiamato Pantheon, la ex chiesa di Santa Maria della Rotonda, oggi nel complesso archeologico delle omonime Terme. A questa segue l'edificio a trifoglio diventata cappella privata dei Bonajuto, dove la presenza della colonna alveolata pone seri dubbi sulla certezza cronologica relativa all'edificio.
L'arte arabo-normanna conosce a Catania il primo grandioso esempio, nella erezione della Cattedrale, inaugurata nel 1094, quasi un secolo prima degli esempi più celebri dello stile. Nel comparto absidale si ammira anche il primo uso dell'arco a sesto acuto in una chiesa cristiana.
Il Gotico conosce il suo maggior esempio però con il Castello Ursino (post 1239) e negli attardamenti dello stile quattrocenteschi.
La pittura rimane influenzata a lungo dal gusto bizantino, come si nota dalle pitture due e trecentesche all'interno della Rotonda e in altre parti della città, mentre la scultura appare in certi versi anticipatrice dei tempi, come nel caso del battistero marmoreo dell'Abbazia di Nuovaluce o nel busto reliquiario di Sant'Agata, opera trecentesca del senese Di Bartolo. L'oreficeria catanese rimane a passo coi tempi e lo dimostra nel grandioso ferculo della Santa, opera cinquecentesca di Vincenzo Archifel.
L'architettura rinascimentale conosce una certa evoluzione del gusto attraverso la bicromia del primo Quattrocento per raggiungere esempi di notevole armonia per via della presenza dei Gagini in città, i quali fondano una prolifica scuola che influenzerà anche artisti del centro-nord Italia.
La pittura, ancora influenzata dal gusto bizantino, conosce nella scuola del Da Messina un notevole cambiamento, sebbene tardivo rispetto al resto dell'Isola, ma il Manierismo giunge con un notevole anticipo grazie alla presenza di Raffaello a Palermo, così che nel primo ventennio del XVI secolo si producono tele della "pittura della maniera".
Il Barocco conosce una sua prima fase verso la fine del secolo, prevalentemente nella realizzazione di portali e finestre. Il terremoto del 1693 non fa altro che prolungare la fase terminale del gusto, influenzata già dal Neoclassico, ma preludio al Rococò. Tuttavia l'arte prodotta a Catania nella prima metà del Settecento risulterà un linguaggio unitario e riconoscibile, distinto tanto dal Barocco del Val di Noto, quanto da quello dei paesi etnei, grazie all'apporto di architetti messinesi inizialmente, romani poi. Spicca tra gli artisti (tra cui anche importanti nomi locali) la figura di Giovan Battista Vaccarini, palermitano, che a Catania costruì la sua residenza.
L'Ottocento nell'Architettura si lascia influenzare prevalentemente dal Neoclassico imperante e sono pochi gli esempi di aderenza a forme di eclettismo rilevanti. Piuttosto la città conosce una nuova vena produttiva nella pittura, con artisti di calibro nazionale.
A cavallo tra i due secoli si fanno strada gli edifici legati al gusto Eclettico. Nei primi del Novecento è imperante l'Art Nouveau in una sua variante dialettale che vede nel palermitano Basile il principale fulcro da cui muoveranno i passi notevoli artisti (Majorana, Fichera etc...). Nella scultura il nome più altisonante è Mimì Maria Lazzaro, artista del metallo, capace di tradurre in bronzo le tensioni espressioniste. Un altro bronzista altrettanto celebre fu il prolifico Emilio Greco, autore tra l'altro di acqueforti e xilografie. Ai due artisti sono dedicati i due licei d'arte cittadini.
L'Arte contemporanea è particolarmente attenzionata da diverse gallerie presenti in città, di cui valgono menzione la Fondazione Puglisi-Cosentino, il MACS e la MOGAM.
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