Giuseppe Badalucco appartenente ad una famiglia patrizia ericina devota a santa Teresa, la riformatrice del Carmelo, dispose nel suo testamento, redatto il 21 agosto 1607, che "ove si estinguesse la sua discendenza, i suoi beni dovevano essere utilizzati per la fondazione di un monastero". Sessantuno anni dopo quella disposizione testamentaria, della nobile famiglia rimanevano i nipoti Tommaso e Maria entrambi vedovi e senza figli. I due fratelli decisero di nominarsi a vicenda eredi universali; i testamenti prevedevano, inoltre, che morto uno di loro, il superstite "doveva fondare nella loro Città un monastero di giovani intitolato a santa Teresa con tempio decente". Il monastero doveva accogliere almeno dodici giovani, orfane e povere e che sempre fossero preferite le consanguinee di detti testatori e che morta una di queste fosse subito rimpiazzata con un'altra". Tommaso morì prima di Maria e questa non solo utilizzava i beni del fratello per la fondazione del monastero ma aggiunse anche il suo patrimonio per esaudire la volontà dello zio. Chiese quindi la facoltà e il permesso alla Sacra Congregazione dei Vescovi e Regolari per la costruzione del monastero nel proprio palazzo. Purtroppo la benefattrice, nel 1684, moriva lasciando l'opera incompleta. I Fidecommissari continuarono la costruzione ed approfittando della visita ad Erice di Don Bartolomeo Castelli lo supplicarono per la fondazione del Monastero.
Il Prelato si recò sul luogo e, costatando che bisognavano ancora altri interventi, non poté spedire la bolla di approvazione. I Fidecommissari insistettero e così il 10 maggio 1701 spedì da Mazara la bolla e il 3 agosto 1702 benedisse la Chiesa.
La Chiesa di Santa Teresa è ad unica navata di ordine dorico, a differenza di altre chiese monacali presenta all'interno una sua immagine espressiva più per le opere di arredo di pittura e di scultura che di architettura la quale è semplice, forse per non creare dissonanze nel particolare contesto urbano o perché l'interno potesse apparire maggiormente ammirevole per la preziosità delle opere d'arte.
L'organo di Francesco La Grassa fu costruito nel 1850. I gradini del cappellone e le predelle degli altari minori sono di marmo libico. L'altare maggiore ad ordine composito ornato a stile francese. Ha cinque altari. Il primo è di San Giuseppe statua di tufo calcareo dipinta a legname. Il secondo di Nostra Signora del Carmine tela ad olio. L'altare del cappellone è dedicato a santa Teresa statua in legno di Pollina dipinta a stucco. Ai fianchi del cappellone due statue: sant'Eliseo e sant'Elia. Il primo altare a sinistra è di san Giovanni della Croce, tela ad olio. Il secondo del SS. Crocifisso statua in legno, vi sono pure 4 statue: la prima a destra della Giustizia, la seconda della Speranza, a sinistra della prima la prudenza, la seconda della Fede. Stanno sopra nubi rappresentanti mensole, appoggiate a pilastri.
In seguito alla soppressione degli Ordini religiosi del 1866, il convento rimase per lunghi anni chiuso e abbandonato e la chiesa fu spesso in balia dei ladri attratti dalle pregevoli opere d'arte e dal pavimento maiolicato.
L'Arciprete ericino Andrea Messina, figura colta e illuminata, preoccupato per la crisi demografica che viveva la sua Città per il costante sviluppo delle frazioni della Valle, si ripropose di darle nuovo impulso con la creazione di una struttura scolastico- culturale che costituisse un punto di incontro e di alta formazione per i giovani dell'intero territorio. Fondava così il convitto Sales che in un primo momento fu ospitato nella settecentesca Casa degli Esercizi Spirituali denominata Casa Santa di Sales contigua alla parrocchia di San Cataldo. L'iniziativa ebbe notevole successo non solo per la grande affluenza di giovani iscritti ma per i riflessi e lo sviluppo economico. Fu necessario, infatti, reperire nuovi e più idonei locali, essendo quelli della " Casa" insufficienti per i numerosi studenti. Messina riusciva a restaurare e rendere funzionale l'ex monastero delle carmelitane di santa Teresa che, dal 1925, iniziò a funzionare attivamente, accogliendo non soltanto i giovani dell'agro ericino ma anche quelli di altre città attratti dalla validità e razionalità dell'organizzazione dell'Istituto che durò fino al secondo dopoguerra. Totalmente ristrutturato, negli anni ottanta, oggi l'austera sede, denominata Palazzo Sales, è pregevole sede di convegni, manifestazioni ed eventi di alto spessore culturale.
di Anna Burdua
Fonte: http://www.larisaccamensiletrapanese.it/wp/?p=2295Inserito da Alfredo Petralia