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Fortezza del Castelluccio (Castello di "Gibilinis") - Racalmuto

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Castelli e torri, Monumentale, Storico

Il feudo Gibillini comprendeva il territorio che degrada tutt'intorno al castello, oggi denominato Castelluccio, estendendosi da Sant'Anna al Castelluccio sino alla contrada dell'attuale miniera di Gibillini. In un documento del 21 aprile 1358 si ha il primo accenno storico su Gibillini " Il Re concede al milite Bernardo de Podiovirid e ai suoi eredi il castello de Gibilinis, vicino al casale di Racalmuto..., già appartenuto al defunto conte Simone di Chiaramonte traditore...; e ciò specialmente perché il detto Bernardo si propone a sue spese di recuperare dalle mani dei nemici il detto castello e conservarlo sotto la regia fedeltà.". Simone Chiaramonte morì a Messina avvelenato nel 1356, un paio d'anni prima del citato documento. Pare che Bernardo de Podiovirid non sia riuscito a prendere possesso di Gibillini: il feudo ritornò prontamente in mano dei Chiaramonte. Fu Manfredo Chiaramonte a costruirvi la fortezza, la data sarebbe quella del primo decennio del XIV secolo, la stessa del castello eretto entro il paese dal fratello, Federico II Chiaramonte. L'ultimo della famiglia a possedere il feudo fu Andrea Chiaramonte, quello che, dichiarato fellone, ebbe la testa tagliata a Palermo nel giugno del 1392, nel palazzo di sua proprietà, lo Steri. Il feudo di Gibillini passò a Guglielmo Raimondo Moncada conte di Caltanissetta, sino al 16 novembre 1397: fu dichiarato fellone e reo di lesa maestà ed ebbe confiscati tutti i beni. Subentrò quindi Filippo de Martino, fedelissimo vassallo del Re (1398). Il feudo pervenne successivamente alla famiglia de Marinis: Maria De Marinis Moncada s'investì di Gibillini il 26 dicembre 1568, per donazione da sua sorella Giovanna. Seguirono nella proprietà del feudo Beatrice De Marino nel 1600, e di seguito gli eredi della famiglia Giardina dal 1615 sino al 1796 anno in cui il feudo fu ceduto in enfiteusi al Sac. D. Nicolò Tulumello che trasformò il Castelluccio in masseria. Successivamente, il castello, abbandonato cominciò a rovinare. Di recente è stato acquistato dall'Ing. Angelo Cutaia che ne ha avviato il consolidamento a proprie spese pur di salvaguardare "un unicum nel suo genere", considerato che in Sicilia le costruzioni gemelle sono per lo più diroccate o rase al suolo.
Il Castelluccio, a circa 7 km da Racalmuto, è collocato sulla sommità del monte omonimo, a 720 m.s.l.m. Per la posizione, fu parte di un sistema di controllo militare, ma fu anche centro di gestione del feudo e appartamento signorile. Posto sull'allineamento dei castelli di Mussomeli e Naro, adiacente alla trazzera medioevale idrisiana Sutera-Girgenti, domina e sorveglia l'Alta Valle del Platani e buona parte della Sicilia centro meridionale. E' in contatto visivo con i castelli di Caltanissetta, Enna, Mazzarino, Naro, Favara, Agrigento, Caltabellotta, Torre del Salto, Muxaru, Rocca Motta, Cammarata, Monte Conca, Sutera, e Mussomeli. Il Castelluccio possiede un impianto plani volumetrico di prisma, a base rettangolare (29,40 x 18,70), ancorata saldamente allo sperone di roccia su cui sorge. La configurazione è semplice, priva di torri e rientranze. Il piano terra si articola su due livelli aventi una differenza di quota di mt 2,00 circa. Al livello più basso, a sud, si trova l'ingresso principale costituito da una corte fiancheggiata da tre vani tra loro comunicanti, coperti da volte a botte e illuminati da finestre strombate. Al livello più alto del piano terra si accede attraverso una scaletta. Salendo una seconda scaletta, diruta, attaccata alle pareti che delimitano la corte, si perviene al piano superiore, che presenta muri cadenti ed una finestra con sedili laterali in pietra bianca e due fioriere. In questo piano si trova una passerella utilizzata probabilmente come cammino di ronda che si sviluppa lungo l'intero perimetro delle mura esterne. Dalla parte Nord-Est, il castello è cinto da due giri di muro con feritoie distanti poco più di un metro l'una dall'altra, ed in basso si aprono tre piccoli archi a sesto acuto che conducono a specie di nicchie. Nel XIX secolo viene aggiunto al piano terra un corpo di fabbrica, adibito a stalla, sul lato nord-ovest. Lo stato di conservazione del castello è mediocre, considerato che non si è provveduto nel tempo a salvaguardarlo con interventi conservativi e restauri.
Fonte: http://www.comune.racalmuto.ag.it/itinerari-turistici/percorsi-extraurbani/Inserito da Alfredo Petralia   

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