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Troina

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Troina ha una storia dalle origine antichissime. Scavi recenti hanno individuato insediamenti umani risalenti al neolitico (una fattoria del 6000 a.C.) e la necropoli ancora visitabile e sita sul monte Muganà testimonia della vita preistorica della cittadina.
Sicure tracce della forma dell'antica città d'età greca si riscontrano nella cinta muraria a blocchi, del IV secolo a.C., che racchiudeva quello che è stato sino a qualche decennio fa l'assetto del paese. Resti di terme romane ci ricordano che il periodo che va dal I sec. a.C. al II sec. fu discretamente florido per Troina, che molto probabilmente in quei secoli aveva per nome Engyon, almeno a dar ragione ai numerosi studi che partendo da un passo di Diodoro Siculo, hanno identificato nel sito della celebre città delle Dee madri e del famoso ed eccentrico culto che a queste era dedicato, l'attuale Troina.
Centro militare per eccellenza e via di comunicazione tra la Sicilia occidentale e quella orientale, è stato sempre sito ambito dai popoli che si stanziarono da conquistatori o da liberatori, nell'isola. La sua parte alta non a caso consisteva in un enorme Castello (la cui estensione andava dall'attuale Piazza Conte Ruggero alla Piazza Santa Lucia) con quattro porte d'ingresso e numerose torri. I musulmani realizzarono parte della sua struttura urbana del paese. Il suggestivo e labirintico quartiere di Scalforio (in arabo fuori le mura) ne è ancora preziosa rimanenza.
I bizantini vi dominarono a lungo e da Troina, il generale Maniace, preparò a battaglia contro gli arabi stanziati a Cerami. Un'affascinante descrizione letteraria di quell'episodio che il turista oggi può far rivivere muovendosi nei luoghi di allora che ancora sono ben conservati, ce la dà nel suo romanzo, L'amante del paradiso (Mondadori), Silvana la Spina: 'Laggiù sulla rocca è Troina. Una manciata di case tra Nebrodi freddi, tra picchi e colline dall'erba gelida e la punta dell'Etna laggiù che sempre fuma. Una cittadina antica dove da tempo abitano accanto e in buon vicinato musulmani e cristiani, ognuno con le usanze sue, gli uomini si prestano gli arnesi, le donne il cotone pel filato....Insomma brava gente di montagna, dove il qadi va a far visita al prete, e insieme parlano di Vangelo e di Corano, di Cristo e del diavolo tentatore; della santa Anima che vomita rose e che pare diventata un cadavere a furia di digiunare per Nostro Signore, o per Allah che è lo stesso. Gente appunto che sa poco delle cose del mondo, dei fatti accaduti e di quelli che accadranno, ma stamani ugualmente a Troina si è svegliata per il gran rumore di cavalli e i ragazzi sono corsi per le strade.... Sale ora chi può sulle case più alte, sul campanile del convento di San Michele o sul minareto della moschea - Vardati là quanti surdati. Quelli là portano il segno della croce, quelli là dirimpetto il vessillo del profeta. Ora godemuni lu scannascanna'.
I normanni vissero a Troina momenti importanti della loro storia. Ruggero scelse Troina come avamposto per la conquista dell'intera isola. Prese il Castello nel 1061 e istituì un presidio che durò per più di trent'anni. Furono anni di profonde trasformazioni del territorio della città: l'erezione dei conventi di San Michele Arcangelo, di Sant'Elia di Ambola, di San Mercurio, nonché della Cattedrale, diedero decoro architettonico alla città che poté fregiarsi anche, nel 1082, del titolo di sede vescovile, sempre per concessione del Gran Conte. La fondazione dei conventi basiliani a Troina, oltre ché strumento di conquista dei sentimenti popolari locali, obbediva ad una logica di potenziamento di quel collegamento viario che aveva visto già Troina in età bizantina (e anche precedentemente) come punto di transito montuoso lungo il percorso Taormina -Termini; con i normanni da Troina, Capitale della Contea, si attiva una via regia che conduce a San Marco, sito portuale strategico e sede, per un periodo, della Corte normanna. Un itinerario di rilievo turistico odierno: partendo da Troina e attraversando i Nebrodi, alla scoperta dei conventi basiliani; visitando i paesi sulla traiettoria della via regia Troina - San Marco alla scoperta delle feste sopravvissute da antichi riti paganeggianti e falloforici, nel periodo primaverile (u ddauru a Troina, i muzzuni ad Alcara Li Fusi, la festa dei giudei a San Fratello).
Troina, prima capitale normanna dell'isola, fu più volte teatro di rivolte fomentate dai saraceni, partecipate dalla popolazione locale, sedate dai guerrieri del Conte. Nel 1088 vi soggiornò papa Urbano II, che, nominato papa a Terracina, non era potuto entrare a Roma, dove allora dominava l'antipapa Callisto III, sotto la protezione dell'imperatore svevo Enrico IV. Papa Urbano II chiese ai Normanni un aiuto militare per entrare a Roma e spodestare il rivale antipapa. Urbano II compensò poi il favore dei Normanni con la speciale prerogativa della 'Apostolica Legatia', che dava facoltà ai re di Sicilia di nominare direttamente i vescovi siciliani.
Declinando il potere normanno, spostata la sede vescovile a Messina, Troina perde centralità e prestigio, ma resta città demaniale, occupa un posto nel parlamento siciliano, ha un Regio castello, è difesa da milizie cittadine. Deve comunque difendersi dalle mire di feudatari e baroni che aspirano a sottometterla. Nel 1300 viene addirittura venduta dal re Federico III d'Aragona ad un nobile, Matteo Alagona; riconquistata la libertà, successivamente viene rivenduta dal re Martino d'Aragona al barone Pietro Moncada. Riacquista i privilegi di città demaniale, nel 1398, probabilmente grazie all'interessamento presso il sovrano del nobile troinese Francesco di Napoli. a cura del Prof. Silvestro Livolsi
Fonte: www.reteruggero.it/troinaPortal/faces/public/guest/home/citta/storia/detStoria?portal:componentId=detStoria&portal:type=render&portal:isSecure=false&itemId=2Inserito da Alfredo Petralia   

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