Dopo la Matrice la chiesa più importante del quartiere omonimo è quella di S. Francesco. Le notizie relative alla detta chiesa sono state ricavate dal libro delle rendite, scritto dal P. Bonaventura Sceusa nel 1791 e conservato in quest'ufficio del Registro. Egli racconta che nell'anno 1503 un certo Nicolo La Priola fece il suo testamento presso il notaro Antonino Bonafede da Ciminna, in data del 29 ottobre VII ind., lasciando erede universale del suo vasto patrimonio la ven. chiesa di S. Francesco d'Assisi, da edificarsi colle sue rendite, e delegando come esecutori della sua ultima volontà i minori Conventuali.
Questi accettarono l'incarico con molto piacere, perché avevano il desiderio d'ingrandire il loro convento; ma non potevano farlo per la ristrettezza del luogo e per le frane soprastanti. Perciò dopo la morte del pio testatore, circa l'anno 1505, cominciarono le fabbriche. Costituirono primariamente la navata centrale della chiesa con le rendite del suddetto La Priola e con danaro contribuito da altri benefattori. Quindi fecero un dormitorio con 9 camere esposte a mezzogiorno e 4 a tramontana.
Le fabbriche rimasero in tale stato pel lungo spazio di un secolo, finché un altro benefattore, il Rev. Maestro Vincenzo Li Vaccari da Ciminna, ridusse la chiesa nella forma attuale col cappellone e le cappelle laterali, e ciò con denaro proprio, con elemosine dei fedeli e col contributo di onze 200 ottenuto dal Comune per la sua cooperazione, come appare per epoca del 28 novembre 1657 presso notar Francesco La Vignerà. Questi lavori furono cominciati nell'anno 1621, eh'è inciso nel pilastro maggiore che guarda ad oriente, e furono finiti nel 1649.
Dopo poco tempo il convento fu finito da un altro frate, il P. Salvatore La Vignerà, il quale nel 1668 fece la volta della chiesa e costruì dalla parte d'oriente un nuovo dormitorio con 4 camere fornite di alcove e al di sotto di esso il refettorio, che fu adattato in seguito per uso di teatro ed oggi di carcere mandamentale, e tutto ciò colle elemosine sue e di parenti suoi, ch'erano molto ricchi. Ciò venne tramandato ai posteri con un'iscrizione incisa in una pietra, posta come architrave nella finestra dell'antico refettorio prospiciente nella pubblica strada: Pater Salvator la Vignerà fecit 1668.
Finalmente nel 1802 il P. Luigi Mavaro e il P. Pietro Macaluso da Termini abbellirono di stucco tutta la chiesa, indorarono con oro di mistura la macchinetta del cappellone, e abbassarono l'altare maggiore e la sagrestia, e ciò con onze 170 lasciate in elemosina dal P. Bonaventura Sceusa, che scrisse il libro d'assento e tramandò le suddette notizie.
Il Maestro Filippo Cagliola narra che il convento di Ciminna in origine appartenne alla custodia (provincia) di Girgenti, e poi passò a quella di Palermo, e racconta anche che in esso visse il frate Filippo Padormo fino all'età di 115 anni con perfetta salute sino all'ultimo giorno di sua vita. Con privilegio del 16 maggio 1682 il principe di Partanna D. Benedetto Grifeo concesse al convento l'uso dell'acqua che andava alla fontana Piazza, dall'avemaria allo spuntare del sole. La detta concessione fu confermata da un'altra, fatta dal Comune al detto convento con atto del primo novembre XIII ind. 1794 presso il not. Vito Antonino Cottone.
Il convento fu abolito con la legge di soppressione nel 1866 e insieme colla chiesa ceduto al Comune.
Le congregazioni religiose, appartenenti alla detta chiesa, sono le seguenti.
La compagnia di S. Onofrio, che fu fondata al 1598 nella prima cappella laterale a sinistra di chi entra. Nel detto anno il convento di S. Francesco concesse la sudetta cappella a un certo Marcantonio Colonna e alla consorte di lui, che con memoriale del 26 aprile dello stesso anno ottennero dall'Arcivescovo di Palermo il permesso di fondare una compagnia di S. Onofrio cogli stessi capitoli di quella esistente in Palermo e di poter questuare pel mantenimento di essa. Durò fino al principio del secolo decimonono, poiché nel 1824 contava 32 soci, ed esiste ancora il quadro di S. Onofrio con la sepoltura comune dei confrati, sulla cui lapide si legge la seguente iscrizione: « In divi Onufrii sodali tate sodales conviximus nunc vero donec optata veniant sodalitio marmore copulamur 1621 ».
La compagnia della Concezione, la quale fu fondata nel 1643. Nel detto anno i Padri del convento di S. Francesco, volendo accrescere la devozione a Maria Immacolata, fondarono nella loro chiesa una compagnia colla divisa della Concezione. Ma dopo alquanti anni i confrati della detta compagnia non andarono più d'accordo con essi, e quindi, per essere più liberi nelle loro pratiche religiose, eressero un oratorio in vicinanza della chiesa. Il fondatore fu il Sac. D. Francesco Li Vaccari, beneficiale della chiesa di S. Maria di Loreto, sita in questo territorio, e nella sagrestia di S. Francesco esiste un suo ritratto colla seguente iscrizione: «Vera effigies Rev. Sac. D. Franciesci Vaccari Beneficialis Sanctae Mariae Loreto Purissimae Matris singulari devotione addicti, ipsius oratorii fundatoris, et eximii benefactoris: quod enim vivens semper prae oculis habuit, hoc moriens omnibus suis facultatibus perpetuo ditavit. Obiit die 11 lanuarii 1724 aetatis suae 83 ». Ma nel 1904 la compagnia concesse il detto oratorio alla società filodrammatica Alfieri per l'annuo canone di L. 25,50, come appare per atto del 27 novembre 1905 presso notare Antonino Scimeca, e ritornò nella chiesa di S. Francesco per l'esercizio delle sue pratiche religiose. La congregazione del SS. Viatico, che fu fondata nel 1703 allo scopo di onorare il SS. Sagramento nei viatici e spingere altri a fare la stessa cosa.
Fonte: http://www.ciminna.eu/memoriedocumenti/ParteTerza/ParteTerzaCap1.htm#2Inserito da Alfredo Petralia