Il Ponte di Pietralunga è uno dei siti di maggior interesse escursionistico della contrada Pietralunga di Paternò e consiste in alcuni resti di un grande edificio crollato probabilmente a seguito delle piene improvvise del Simeto.
Apparentemente realizzato nell'età tardo-repubblicana o nel primo Impero, esso dovette essere uno dei numerosi passaggi che consentivano di passare il Simeto per raggiungere Kentoripa, l'odierna Centuripe. I collegamenti verso la città ennese dovevano garantire un costante e regolare flusso, vista l'importanza che ebbe in età romana.
Nel Settecento il ponte era una delle mete privilegiate del Grand Tour, per via della comunione tra fiume, ambiente naturale e rovine archeologiche. A testimonianza, sono pervenute diverse riproduzioni in acquerello o in stampe.
Indagato per fini archeologici nel 1997, venne messa alla luce la coscia di ponte originale, tuttavia oggi è nuovamente ricoperta.
Ciò che resta visibile dell'edificio è una piccola campata integra (arco di distribuzione), l'intradosso di un'altra campata, parte del lastricato originale sulla superficie, parte della coscia di ponte e dei suoi frangiflutti, mentre dal fiume poco distante emerge un pilastro ribaltato in antico dallo stesso Simeto. Dall'altro lato del fiume, un'altra coscia di ponte è sfruttata come terrazzamento per le coltivazioni di un privato.
Una piccola nota. Pur non essendo in ottime condizioni e per nulla leggibile nella sua interezza, è l'unico tra i ponti romani sul Simeto a conservare ancora integra una delle campate.
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