Nella prima metà del XVIII secolo, i paolini cedettero senza oneri il loro vigneto sulle sciare dell'Armisi poco distante il loro antico monastero all'architetto panormita Giovan Battista Vaccarini, affinché vi costruisse la sua residenza.
Vaccarini realizzò un edificio di indubbio pregio artistico, capace di sfruttare al meglio il materiale locale e la posizione, creando un arioso porticato a sud per raccogliere tutta la luce possibile e un prospetto minimale a nord, riscaldato dai camini e dalla cucina, garantendo così una temperatura costante tutto l'anno. La "bicromia aragonese" che tanto contribuì a debellare dalla città dietro commissione, qui ritorna, quasi a perenne memoria di questo gusto medioevale che dovette affascinare l'architetto, come si evince anche dall'ingresso trilobato. All'interno del portico, una edicola votiva fa mostra di una Santa, atto devozionale di Vaccarini. Essa non è Sant'Agata, ma si tratta di Santa Rosalia, protettrice di Palermo, cui evidentemente l'architetto era devoto. Al di sopra si apriva un largo terrazzo su cui Vaccarini amava prendere la granita nelle afose serate estive, spesso in compagnia dei suoi invitati.
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