Nel 1510 due benefattori, chiamati Giacomo e Nicolo di Bilie, donarono all'ordine dei Domenicani un luogo, sul quale essi fondarono il convento col nome del SS. Salvatore. Esso nel 1520 fu accettato dal Rev. Generale Maestro Fr. Garsia di Loaisa, e il primo priore fu il Rev. P. Fr. Tommaso della Caraca. Di ciò si ha notizia in una lapide antichissima, che fino all'epoca della soppressione era sopra la porta del convento e in cui erano scolpite le seguenti parole: « Hunc locum dedit Praedicatorum ordini devota domus de Bilie MDX, qui sp. Conventus fuit hic acceptatus per Rev. Generalem Magistrum Garsiam a Loaysa Hyspanum MDXX. Et primus Prior fuit Ven. fr. Thomas de la Caraca ».
La chiesa, annessa al convento, fu sin dalla sua origine dedicata al SS. Salvatore, e ciò si rileva dall'iscrizione esistente nell'arco del cappellone: Dea Salvatori nostro. Essa con breve pontificio del 2 aprile 1536 fu data all'ordine con facoltà di farvi tutti gli esercizi spirituali, fabbricarvi e farne uso come cosa propria. Sulla fondazione della detta chiesa si può dire solamente che esisteva prima del convento, come si rileva dal MS. del Muscia, conservato nella Biblioteca Comunale di Palermo e segnato colle lettere Qq E 13, col titolo: «Notitiae variae ex reg. Curiae Arch. Pan. », nel quale si legge: «A 13 febbraio 1510 fu data licenza ad istanza dell'Università di Ciminna ai frati di S. Domenico di costruire in vicinanza della chiesa del SS. Salvatore un convento salvis tamen iuribus, quae de iure competi possunt ordinario». Ciò è confermato anche dall'iscrizione di una campana, la quale fu fusa per la detta chiesa e porta la data del 1494 «XPS. vincit. XPS. regnat. XPS. imperai MCCCCLXXXXIIII ». Da quell'epoca in poi i Domenicani tennero la chiesa come cosa propria, facendo delle fabbriche, degli adorni e anche delle concessioni di suolo.
Nel 1587, a 16 dicembre, il convento ebbe tolto il titolo di priorato dal visitatore apostolico Antonio Mattoncini, col consenso di quaranta Padri Domenicani radunati nel convento di Palermo. Ma in seguito gli fu restituito il detto titolo; infatti con memoriale del 18 gennaio 1793 il Capitano, i giurati e il Sindaco di Ciminna supplicarono il viceré di sollecitare la conferma del Priore del Convento di S. Domenico in persona del P. Fr. Santo Grech. Nel 1786 il convento, forse per la pochezza delle sue rendite, fu minacciato di soppressione; ma i giurati di Ciminna con supplica diretta al viceré ne scongiurarono il pericolo.
Il più insigne benefattore del convento S. Domenico fu D. Guglielmo Ventimiglia, marchese di Ceraci e allora barone di Ciminna, il quale concesse ad esso due salme e mezzo di terre incolte, franche da ogni peso, per piantarvi una vigna per uso dei frati, come infatti fu eseguito. Questo convento fu detto insigne nel Lexicon topographicum di Vito Amico, ed era rinomato per l'istituzione delle scuole pubbliche fondate dal barone D. Alonso Spatafora e per la dimora fattavi da uomini illustri per dottrina e santità di vita. Fra questi accenno al P. Maestro Ottaviano Bulgarino da Ciminna, al P. Maestro Gius. Gigante, che fu provinciale di Sicilia, visitator generale nella Puglia, e qualificatore del Santo Officio, al P. Maestro Enrico La Monica, priore del convento di S. Zita in Palermo, al Rev. P. Fr. Bernardino Faso, oratore e poeta che pubblicò varie opere, cioè la Notte sacra del S. Natale, la Morte di Cristo, le Cinque Vergini Palermitane, l'Esequie di S. Rosalia ed altre, al Baccelliere P. Fr. Vincenzo Maria Alberti,36 che insegnò filosofia e teologia agli studenti religiosi del convento, al Baccelliere P. Fr. Vincenzo Brancato da Ciminna; e finalmente a Fr. Lucca da Ciminna e al P. Santo Grec da Malta, che vissero e morirono in fama di santità e dei quali si parlerà in altro luogo di questa storia. Il convento fu soppresso con la legge 7 luglio 1866, e poi venduto a un privato.
In questa chiesa, e precisamente dinanzi la cappella di San Vincenzo Ferreri si legge la seguente iscrizione, riportata da Francesco Maria Emanuele marchese di Villabianca nel suo manoscritto intitolato: Iscrizioni sepolcrali della Sicilia, esistente nella biblioteca comunale di Palermo e segnato Q' D 123: « Art. Med. Professor D. Vincentius Deodato, postquam semel Capitanei, bis lurati munera exercuisset, ea qua ligabatur coniugi lege solutus, mundo valedicens, altari se mancipavit Sacerdotio initiatus, et Ben. lis titulo insignitus. Fundatis una cun Rev. Sac. D. Sebastiano Deodato pariter Art. Med. Professor tribus beneficiis, buie a se constructo S. Vincentii sacello addictis per acta Not. D. Bernardi Cirincione, morte praeventus. aetatis suae anno, non sine cariss. fratris, civium omnium, quibus erat benemeritus, moerore, diem claudens extremum 21 Decembris 1792 hic tumulatur».
Nella detta chiesa esiste la compagnia del SS. Nome di Gesù, che fu fondata nel 1570 e nell'anno seguente eresse la cappella omonima, che appartiene ad essa. Ogni anno il primo gennaio vi si celebra la festa della Circoncisione colla processione d'una statuetta del Bambino, che fu donata alla detta compagnia nel 1667 con testamento di Maestro Antonino Scorsone, fatto il 25 novembre XIII ind. presso il notar Giovanni de Aijra da Ciminna.
Fonte: http://www.ciminna.eu/memoriedocumenti/ParteTerza/ParteTerzaCap1.htm#7Inserito da Alfredo Petralia