La Nivera si presenta come una grande fossa rettangolare delimitata da possenti mura in conci di pietra lavica regolari, con un ingresso a scivola per i muli che un tempo, fino ai primi anni cinquanta, andavano a caricare la neve per trasportarla a valle.
La struttura di circa 300 metri quadrati è profonda attualmente circa tre metri, ma la profondità reale è sicuramente maggiore se si considera la grande quantità di materiale che vi si è accumulato nel tempo.
La neve caduta in inverno veniva compattata dentro la nivera e poi preservata dai raggi del sole con fogliame di castagno e rami di ginestra; quando veniva prelevata per il trasporto, si tagliavano dei cubi con un attrezzo tagliente detto "falancuni" e si caricavano sul dorso dei muli dentro sacchi di iuta ricoperti di fronde come materiale isolante.
La neve, trasportata fino a Fornazzo in un'altra nivera prima del viaggio definitivo verso Riposto, era destinata a mete lontane, spesso fuori dalla Sicilia, fino a Malta. Buona parte di quest'attività di trasporto era compiuta di notte, quando la temperatura era più bassa.
La Nivera, fatta costruire dal cavaliere Giuseppe Leotta, un imprenditore giarrese dei primi del secolo al quale si deve anche la costruzione della prima teleferica sull'Etna, fu per la comunità di Fornazzo fonte di lavoro e di reddito non indifferente.
L'invenzione del frigorifero dopo la 2ª guerra mondiale relegò, naturalmente, nell'albo dei ricordi tutta l'attività connessa allo sfruttamento della neve; la grande nivera, seminascosta nel bosco di pioppi, sta adesso lì a raccontare con i suoi silenzi storie dimenticate di vita della nostra montagna.
Fonte: http://www.comunedimilo.ct.it/lagrandenivera.htmInserito da Stelle_e_Ambiente